Trame di nascita. Tra miti, filosofie, immagini e racconti di Rosella Prezzo
«Noi tutti fissiamo la nostra convinzione su contenuti di pensiero in cui il vero consiste con il falso, e lasciamo che si estenda dal primo al secondo. Questa convinzione si diffonde, per così dire, dal vero al falso che vi è associato, e difende quest’ultimo, anche se non in modo così inflessibile come nel delirio, dalla meritata critica».
Sigmund Freud, “Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen”
Risignificare l’“evento” della nascita umana da corpo di donna e rendere pensabile la sua forza inaugurale nell’orizzonte della con-vivenza: questa la centralità dell’invito, etico e politico, che Rosella Prezzo rivolge al nostro tempo in Trame di nascita (Moretti&Vitali, Bergamo, 2023): una galleria ragionata di immagini e luoghi del pensiero che riconfigura, tra arcaico e contemporaneo, l’esperienza “iniziale” del reale del vivere. Filosoficamente relegata per millenni nel biancore dell’oblio e dello sviamento, la pagina della nascita come «evidenza corporea del venire al mondo» è qui riaperta da Prezzo per ospitarvi una riflessione critica e coraggiosamente spinta dentro e oltre il “conosciuto non pensato” delle convinzioni che ci precedono e ci avvolgono.
Siamo accompagnati a rivisitare, dunque, i nostri miti fondativi più antichi dove «a ben guardare, succedono cose alquanto strane e paradossali» (p.14) e dove le «oscillazioni e le duplicità» delle narrazioni sulla nascita umana sembrano confermare che «c’è sempre più di un’origine nell’origine stessa» (p.19). Esemplare, in questo senso, la rimembranza del racconto di Adamo ed Eva le cui nascite, in Genesi 1,27, coincidono: «maschio e femmina li creò»; mentre, in Genesi 2, 23, si disgiungono, imponendosi da qui in avanti la sola versione della nascita di Adamo dalla terra e dal soffio divino e la nascita di Eva dal corpo di Adamo.
Un “doppio inizio”, allora, quello di “A & E” (p.13-22), che per un verso prelude al primo ingresso di Adamo ed Eva nel linguaggio (tra loro essi potrebbero parlarsi); mentre, per un altro verso, la felice potenzialità dell’incontro dialogico sfuma tristemente in un monologo: «Essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa, la si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». Chiosa Prezzo: «Egli parla cioè di lei, ma non con lei. (…) Ed Eva da seconda persona, non rappresentando un tu a cui rivolgersi, diventa una persona secondaria» (p.17).
La paradossale tendenza a silenziare la voce femminile, e con essa il corpo materno della gestazione e del parto, si ripresenta in alcune portentose nascite divine della mitologia: perché gli dèi greci sono eterni ma «nascono», avverte l’autrice, ed è questo inizio il loro lato di «finitudine». Tali nascite divine, va sottolineato, «avvengono tutte in assenza di madri»: perché morte o uccise e poi incluse nel corpo maschile del dio o addirittura sostituite da un organo artificiale: così, secondo differenti premesse e contingenze, avviene per Atena, Erittonio, Dioniso, Esculapio, Orione, Adone, Afrodite, Elena (pp. 23-34).
Davvero sorprendente, in queste prime pagine dedicate alle versioni arcaiche della “nascita senza madre”, è l’inserimento di un’icona contemporanea: si tratta dell’immagine, «riprodotta all’infinito nel teatro mediatico» odierno, del cosiddetto «primo uomo incinto della storia dell’umanità» (p.35), successivamente rappresentato in una scultura in marmo bianco dall’artista britannico Marc Quinn che riproduce, fedelmente, le fattezze di una persona reale nella fase avanzata della gravidanza (p.37).
È Thomas Batie, «un uomo trans (da donna a uomo), di sesso femminile ma con caratteri secondari maschili acquisiti (peluria e muscolatura)», che ha potuto effettivamente “rimanere incinta” alimentando un «virtuale e immaginifico cambio/scambio di genere» che fissa «l’incinto mascolinizzato» nella performance scenica e trucca così, senza poterlo mai del tutto cancellare, «il “reale” del sesso» (p.37-38).
Non meno interessante, per l’ambiguo fondersi e confondersi dei piani e dei discorsi, è il ruolo che il soggetto femminile e il suo corpo gestante e generante faticano ad “incarnare” nella filosofia antica. Nel capitolo ad essa dedicato, intitolato “La ‘nascita platonica’” (pp. 41-49), vediamo l’uomo Socrate, infatti, vantarsi di aver appreso l’arte maieutica in due diversi tempi e posizioni: da Diotima, figura sapienziale, ha imparato a prendere lui stesso il posto della partoriente e a divenire «un’anima gravida che partorisce figli metafisici»; e da sua madre Fenarete, levatrice, ha appreso a “far partorire” i suoi interlocutori, come si può osservare nello spiazzante dipinto di François-André Vincent, Alcibiade che trae insegnamenti da Socrate la cui scena lascia intuire, sotto l’armatura, il ventre gravido di Alcibiade, evidenziato sia dalla fascia annodata in vita sia dallo sguardo di Eros che si fissa su di esso (p.46).
Alle “trame di nascita” stratificate nella tradizione si ricollegano gli snodi critici riferiti all’attualità e sviluppati da Prezzo nell’ultimo capitolo intitolato “Nascere nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”. Qui l’autrice, senza cedere a schieramenti unilaterali e ideologici, mette in giustapposizione feconda le opere di poetesse, scrittrici, filosofe e attiviste tra cui Plath, Ernaux, Greengrass, Firestone, Butler, Rich (pp.96-107). E ci si trova immersi, come sempre nelle pagine di Prezzo, in un’etica dell’interrogazione e del discernimento che scansiona i solchi culturali del passato e che osa «pensare in un’altra luce» le potenzialità del presente. Qualcosa innegabilmente si ridisegna, nell’attualità, degli arcaici prodigi delle nascite immaginifiche e ciò avviene attraverso le nuove frontiere delle biotecnologie, dell’ingegneria genetica e delle tecniche di riproduzione artificiale. «Che si sia pro o contro», commenta Prezzo, «tali innovazioni obbligano a reinterrogare l’evento della nascita» e a orientare il pensiero in un gesto epistemologico più soggettivato della «risposta neutralmente ‘esatta’, come fu quella pronunciata da Edipo” all’enigma della Sfinge» (p.80). Se la venuta al mondo dell’umano «non è più qualcosa che va da sé, ma è diventato il prodotto di una costruzione, un atto medico, biomedico e insieme normativo-giuridico», il motto intramontabile “mater semper certa” tramonta e “smotta”. Sempre più «intricate e affollate le scene di nascita» ci parlano di una complessità antropologica inaudita che richiede un nuovo sguardo filosofico e politico capace di «riscattare la nascita dal suo oblio filosofico» e «da quel sapere misogino che a esso si è accompagnato e di cui la nostra cultura, anche inconsapevolmente, è intrisa» (p.56). Eloquente, in tale prospettiva, è l’accostamento che Prezzo propone tra le rappresentazioni simboliche di due artiste contemporanee, la disegnatrice Anne Kelly e la fotografa Natalie Lennard. La prima pubblica una vignetta, sul Norvegian Feminist Journal (1992), che replica con ironia la Creazione di Adamo di Michelangelo.
La donna qui raffigurata non tende il suo braccio verso il dito divino ma verso la tastiera del computer, non crea, «ma è compresa in un circuito integrato di cui lei stessa in realtà non è a capo» (p. 110). «E’ il sogno di libertà e di un’utopica autocreazione», si chiede Prezzo, «o è il sogno in cui la donna è fatta oggetto, attraverso nuovi mezzi, del sogno altrui, del sogno di un altro e dell’Altro?» (p.111).
La seconda immagine è uno dei tableaux vivants allestiti e poi fotografati da Natalie Lennard, intitolato La creazione dell’uomo:
Qui, in una diversa tensione di riscatto, la scena della Natività per eccellenza irrompe a scuotere il dormiveglia collettivo circa il “parto di Maria”, ne sovverte l’iconografia celestiale e decide di assecondare, del “miracolo della nascita”, la gravità e la carnalità dei corpi (p.111).
Si tratterà, dunque, secondo l’autrice, di guardare oggi alla nascita non soltanto in retrospettiva ma anche in prospettiva (p.55), di rimetterla al mondo come evento e come categoria del pensiero e di dare seguito, così, all’«atto filosofico di rottura» già compiuto nel Novecento da Hannah Arendt e da Maria Zambrano (pp. 61-73). Entrambe si pongono in esplicito contrappunto alla radicalizzazione heideggeriana dell’“essere-nel-mondo-attraverso-la morte” e si dedicano, ognuna secondo la propria “concezione”, a rendere filosoficamente e politicamente visibile il non detto della nascita. Per Harendt l’evento del “nascere”, del venire alla “pubblica luce”, implica l’essere non certo “gettati” ma “accompagnati” nel mondo secondo continuità e appartenenza: «paradossale pluralità di esseri unici» e «conditio sine qua dell’esistenza politica». Con un diverso passo, ma con affine responsabilità filosofica e amor mundi, Zambrano, per la quale «l’uomo è, prima di tutto, un nato», «si spinge nel movimento interno alla natalità», «coglie anche il patimento del primo momento drammatico legato all’esposizione e al distacco» ma sottolinea l’entrata del «soggetto nascente nel tempo, il tempo della Storia già iniziata, tracciandovi tuttavia il proprio tempo biografico che solo con gli altri e tra gli altri può definirsi» (p.71). «Una pluralità che si ripresenta a ogni nascita, insieme divisione e condivisione», scrive Prezzo nella pagina conclusiva del libro. «Per questo il nascere umano non è assorbibile in un “fare” (fare figli), e, di conseguenza, non è surrogabile da una nuova e più efficiente catena di produzione. Né, d’altra parte, esso è un semplice patire ineluttabile. La nascita come evento è un agire trasformativo e trasfigurante, in cui si con-viene al mondo, nella originaria e comune non-autoctonia e non-autosufficienza» (p.114).
Bibliografia
Arendt, H., Quaderni e diari. 1950-1973, Neri Pozza, Vicenza, 2007
Freud, S., Racconti Analitici, “Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen”, Einaudi editore, Milano, 2011
Prezzo, R., Pensare in un’altra luce. L’opera aperta di Maria Zambrano, Raffaello Cortina, Milano, 2006
Prezzo, R.,Trame di nascita. Tra miti, filosofie, immagini e racconti, Moretti &Vitali, Bergamo, 2023
Zambrano, M., L’infanzia, la nascita e il filo conduttore, in Id., Per l’amore e per la libertà. Scritti sulla filosofia e sull’educazione, Marietti, Genova-Milano, 2008